martedì 21 giugno 2011

WEINHEIM

Sono piccola.
Diciamo cinque anni.
Cammino stando attenta a non
calpestare gli interstizi tra le mattonelle.
Perchè così mi suggeriscono le voci nella testa.
La casa di nonna è molto grande, con enormi finestre e lunghi drappeggi.
E domani sarebbe stata l'ultima volta che avrei visto questa casa in vita mia.
Appoggio una mano contro il vetro freddo.
C'è una cornacchia su un ramo.
Il cielo è grigio e basso, e brontola.
La casa invece scricchiola.
Come le mie scarpe nere e lucide.
Ho due code degli occhi che e non mi hanno mai ingannata.
Mai.
Ci saranno decine di "boh" attorno a me.
Sono qui, ne sono sicura.
Il problema è che fuggono via come umor vitreo non appena i miei occhi
cercano di metterle a fuoco.
Ora sono in camera di nonna.
Mi arrampico sull'enorme letto a baldacchino e prendo uno specchio
su uno dei comodini di legno scuro.
Poi mi siedo con le spalle alla porta e lo specchio davanti.
Vedo il corridoio buio oltre la stanza, nel riflesso.
Mi immagino uno dei "boh" affacciarsi piano da uno dei lati della porta.
Penso che se mi vede riflessa nello specchio magari non capisce subito che lo sto guardando,
magari riesco a coglierlo di sorpresa e...
E infatti si affaccia, piano, lentamente.
Proprio mentre io sono presa nelle mie elucubrazioni.
Non lo noto subito, si affaccia una volta e si ritrae subito non appena i miei occhi si muovono per
cercarlo nel riflesso dello specchio.
Poi si riaffaccia quasi subito, vuole capire meglio come sono posizionata rispetto a lui.
Lo vedo più chiaramente adesso.
Non credo abbia capito che il riflesso nello specchio sono io che lo guardo.
E allora entra nella camera e mi si avvicina piano.
Ondeggia lentamente e poi si muove a scatti, poi torna ad ondeggiare,
gli occhi sono neri e lontani, e la bocca è aperta
in quello che sembra un sorriso a un centinaio di denti, due file
per l'esattezza, una normale, come la mia e la tua. E una più interna.
E tutti i denti sono appuntiti come schegge di marmo.
Non ho paura, non vuole farmi male.
Mi giro e gli tendo la mano
-ciao, io mi chiamo...-
E a quel punto lo Squalipuomo non c'era più

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